Il 31 ottobre scorso il Comune di Pordenone ha messo a bando una posizione permanente per la figura di un conservatore archeologo per il Museo Archeologico del Friuli Occidentale – Castello di Torre a Pordenone, uno dei più importanti della Regione, dopo quelli di Cividale e Aquileia. I requisiti del bando troppo generici non tengono conto della specificità della figura richiesta e pertanto disattendono sia la normativa nazionale di riferimento, disciplinata dal Codice dei Beni Culturali e dai suoi regolamenti, sia le proposte dell’ICOM (International Council of Museums), relativi alla figura del conservatore in ambito museale.
La normativa vigente prevede che, per quel che attiene la materia dell’archeologia, solo un archeologo in possesso di adeguata e specifica formazione ed esperienza professionale possa svolgere le funzioni di “Conservatore di museo”. Per questo motivo l’Associazione Nazionale Archeologi ha prontamente inoltrato al Comune di Pordenone un’istanza di annullamento e nuova messa al bando dopo rettifica dello stesso. Il nuovo bando di concorso dovrà fare riferimento - per individuare la figura di un archeologo competente ed idoneo al ruolo di conservatore archeologo - ad un professionista che rispetti i requisiti richiesti dalla normativa vigente, come dettagliato nel documento inviato al Comune di Pordenone.
“Siamo tutti un po’ stufi che il mondo dei beni culturali sia considerato da alcune istituzioni locali una sorta di terra di nessuno” dichiara Alessandro Garrisi, Presidente Nazionale dell’ANA, che prosegue: “Esistono norme e regolamenti nazionali precisi, vigenti anche nelle regioni autonome a statuto speciale, che in tutti gli ambiti di applicazione dell’archeologia stanno aiutando a sviluppare una nuova disciplina archeologica al reale servizio dello sviluppo del Paese e della sua comunità di cittadini. Per far questo servono competenze specialistiche, che l’università italiana fornisce ogni anno al settore professionale dell’archeologia, e una visione del patrimonio che superi il concetto fuorviante del “petrolio del paese”. L’Italia, la regione Friuli Venezia Giulia e la bellissima città di Pordenone, meritano indubbiamente personale adeguatamente qualificato per la gestione e la conservazione del proprio patrimonio culturale”.
“I requisiti di accesso completamente difformi dalla normativa vigente in merito alla figura professionale richiesta - costituiscono una grave forma di inadempienza giuridica da parte del Comune, che era stato edotto sia dall’istanza dell’ANA che dalla Soprintendenza competente” dichiara Raffaella Bortolin, rappresentante regionale ANA per il Friuli Venezia Giulia, che prosegue: “Un bando così formulato si qualifica come lesivo nei confronti dei professionisti in possesso di adeguata formazione scientifica ed esperienziale. A queste criticità se ne aggiunge un’altra: la figura richiesta non si configurerebbe, dal punto di vista economico, come compete ad un conservatore archeologo, come funzionario, ma con un profilo economico da istruttore, con un trattamento economico inadeguato rispetto alle responsabilità e alle mansioni previste per il ruolo richiesto”.