Archeologia e cantieri: rispetto delle normative e dei principi etici

Professionisti, committenze, società di servizi e soprintendenze: l'associazione richiama tutti gli attori coinvolti nella progettazione ed esecuzione di opere civili nel Lazio al rispetto delle normative vigenti, sia in merito ai titoli che gli archeologi devono possedere per poter esercitare la professione, che in relazione a tematiche etiche come quella dell'equo compenso e del rispetto del ruolo dell'archeologo.

L'azione prende il via dalla sezione laziale dell'ANA. "L’Ana Lazio ha deciso di intraprendere un'azione importante a tutela del patrimonio e dei professionisti archeologi operanti a Roma e nel Lazio, che a più riprese da tempo vedono minare la loro professionalità e le loro competenze" dichiara Aglaia Piergentili Màrgani, Presidente ANA Lazio, che prosegue: "Da un lato il riconoscimento normativo dei Professionisti dei beni culturali, dall'altro la richiesta sempre più evidente delle nostre competenze nelle fasi di progettazione ed esecuzione delle opere di interesse pubblico, sono punti fermi che dobbiamo rivendicare con soddisfazione, e che dimostrano centralità del nostro ruolo a tutela del patrimonio archeologico".

Per mesi i referenti regionali hanno raccolto segnalazioni preoccupanti riguardanti il rispetto della normativa vigente, oltre che su comportamenti che sembrano ignorare la normativa inerente il ruolo e le competenze degli archeologi sul campo e in fase di progettazione (comportamenti che in alcuni casi posso determinare, in caso di inosservanza della legge, responsabilità civili e penali in materia di tutela del patrimonio archeologico – anche sommerso). Emerge inoltre con forza ed evidenza l’inadeguata retribuzione dei professionisti coinvolti, rappresentata senza alcun dubbio da cifre e modalità di pagamento indecorose, che contravvengono alle disposizioni in materia di equo compenso e di tutela delle prestazioni professionali.

"Sono anni che gli archeologi italiani lamentano e riportano all’ANA disagi, a volte veri e propri abusi, in particolar modo nel settore dei cantieri civili ed infrastrutturali" dichiara Alessandro Garrisi, Presidente Nazionale ANA, che prosegue: "Per questo abbiamo deciso di intervenire sul problema con un’azione a 360 gradi, che comprenda tutti gli attori coinvolti: i professionisti – prime vittime di abusi e soprusi, troppo spesso impreparati all’uscita dall’università a confrontarsi in maniera sostenibile con il mercato del lavoro; committenze e società private, per le quali accade di frequente che la qualità del lavoro sia sacrificata alla logica del maggior profitto, inevitabilmente scaricato sulle spalle del lavoratore finale; ed infine le soprintendenze: le segnalazioni sulla disapplicazione delle normative nazionali – come il DM 244/2019, situazione denunciata anche dalle associazioni degli archeologi del MiC –,  per quanto non diffuse sul territorio in maniera uniforme, sono troppe per poter pensare che si tratti di una semplice fase di adattamento ad una norma che ormai ha compiuto due anni. Serve una svolta che tuteli i lavoratori del settore privato impegnati nella tutela del patrimonio archeologico".

"La meritoria azione intrapresa già da tempo dalla nostra sezione laziale si colloca in un quadro generale di azioni, relative alla corretta agibilità lavorativa ed operativa dei professionisti, messe in campo dall'ANA e vagliate nei nostri tavoli tecnici" dichiara Oriana Cerbone, Vicepresidente Nazionale, che prosegue: "Si tratta della prima iniziativa di questa portata e il nostro obiettivo è replicarla in tutte le regioni italiane nei prossimi mesi, affinché si giunga a consolidate prassi di rispetto, sia  delle normative, come il DM 244/2019 che definisce i requisiti delle figure autorizzate ad operare nei beni culturali, sia il rispetto dei principi etici e delle normative sull'equo compenso per il professionista, perché solo il lavoro tutelato e rispettato è sinonimo di garanzia, tanto per il patrimonio culturale che per il professionista".